L’arrivo ad una diagnosi è sicuramente un momento emotivamente significativo per i genitori e per i propri figli. Ma cosa succede a scuola?
Qualsiasi sia la diagnosi, è importante riflettere sul significato che ha per i genitori, per i bambini e per coloro che hanno un ruolo educativo importante, soprattutto a scuola. Il Professor Canevaro ci parla di ciò che è necessario oltre la diagnosi per evitare che resti solo una mera etichetta. Il rischio è quello che si consideri il bambino o la bambina solo alla luce della diagnosi che diventa quindi gabbia che dà solo limiti.
Se, quindi, da una parte la diagnosi è sì utile alla scuola e alla famiglia per creare consapevolezza riguardo ad un determinato funzionamento, è anche vero che, indipendentemente dalla diagnosi, abbiamo davanti un bambino o una bambina che, in quanto tale, ha bisogno di ciò di cui hanno bisogno tutti i bambini: “essere stimato e di basi sicure”, dice il Prof. Canevaro. Essere stimati per quello che si è, essere accettati per quello che si è. Se il funzionamento di un bambino può essere “categorizzato” da una diagnosi, non vale lo stesso per il bambino in quanto persona, unica ed irripetibile, che necessita di basi sicure per diventare grande, esplorare il mondo ed arricchire il proprio mondo interno. La scuola è sicuramente un luogo importante in cui i bambini hanno il diritto di sperimentare l’accettazione incondizionata e di costruire legami basati sull’empatia, che non è compassione, ma un “essere-con”, attraverso l’ascolto e la condivisione delle esperienze di vita. “Tutto questo serve ad andare avanti, a vedere in quel bambino un futuro“ (A. Canevaro).